Il 20% degli incendi negli impianti di rifiuti è doloso
L'ultima relazione della Commissione d'Inchiesta sui Rifiuti approfondisce il tema degli incendi negli impianti dei rifiuti e fornisce cifre preoccupanti: il 2017 è stato l'anno con il maggior numero di eventi che si riscontrano per quasi la metà nelle regioni del Nord Italia.
Circa il 20% dei casi di incendio in impianti di trattamento e smaltimento rifiuti ha origine dolosa, e per uno su due le indagini sono a carico di ignoti. La maggior parte dei roghi in questo genere di impianti - grosso modo la metà - è avvenuta al nord, confermando una inversione del flusso dei rifiuti. La direzione è quella verso il settentrione del Paese più ricco di impianti, e quindi un ruolo nel fenomeno lo gioca la carenza impiantistica che si rileva nel resto del Paese, che oltretutto porta anche ad accumuli eccessivi di materiali da trattare. Questi, in estrema sintesi, alcuni dei dati della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, nota come commissione 'Ecomafie', sul fenomeno degli incendi negli impianti.
"Che il 47,5% degli incendi sia avvenuto nelle Regioni del nord è un elemento di attenzione che si incrocia con una presenza maggiore di impianti e un'inversione del flusso dei rifiuti- spiega Chiara Braga, presidente della commissione Ecomafie - oltre che alla maggiore urbanizzazione" dell'area. I restanti casi sono stati rilevati per il 16,5% al centro, il 23,7% al sud e il 12.3% nelle isole.
"Per circa il 20% dei casi indicati ci sono elementi concreti per ritenere gli episodi di natura dolosa - prosegue Chiara Braga - e le indagini sono in corso e nel 50% dei casi sono verso ignoti".
Il 2017 è stato l'anno che, in proporzione, ha fatto registrare "il massimo numero tendenziale di eventi, con un ulteriore aumento a partire dalla seconda metà dell'anno", si legge nella relazione, ma la crescita "risale gia' al biennio precedente".
La distribuzione territoriale vede una prevalenza di eventi al nord il che, "in mancanza di spiegazioni omogenee, conferma indirettamente quantomeno l'inversione del flusso dei rifiuti rispetto a storiche emergenze che hanno in passato colpito le regioni meridionali", segnala ancora il documento. "La non corretta chiusura del ciclo dei rifiuti evidentemente attiene al fenomeno", spiega Braga in conferenza stampa, "c'è carenza di alcune aree del Paese sulla raccolta differenziata e i rifiuti possono subire una mobilità verso le aree dove invece c'è disponibilità, al netto dei comportamenti illeciti". In relazione al sovraccarico "si dovrebbero verificare gli accessi non corrispondenti alle autorizzazioni dell'impianto- prosegue- e inoltre si ricorre talvolta allo 'strumento' dell'incendio come soluzione a una non corretta gestione".
La relazione evidenzia poi come l'azione penale sia stata esercitata nel 13% dei casi (con un 39,1% di casi pendenti e un 47,9% di procedimenti archiviati). Sul dato pesa anche la mancata segnalazione dei fatti come notizie di reato alle procure, episodi che raggiungono il 33% dei casi.
"La cifra oscura in questa materia - si legge nella relazione - potrebbe rivelarsi ulteriormente amplificata dalla gestione domestica di alcuni eventi da parte delle aziende interessate, senza il coinvolgimento dei vigili del fuoco e degli organi di controllo ambientale, nonostante l'incidenza di questo tipo di eventi sull'ambiente".
"Dal nostro punto di vista abbiamo appurato una correlazione tra il fenomeno degli incendi e una mancata chiusura del ciclo dei rifiuti", ha commentato Braga che, rifacendosi alle conclusione della relazione, ha richiamato soprattutto "la fragilità degli impianti, spesso non dotati di sistemi adeguati di sorveglianza e controllo, la rarefazione dei controlli sulla gestione che portano a situazione di sovraccarico degli impianti e quindi di incremento di pericolo di incendio, la possibilità determinata da congiunture nazionali e internazionali di sovraccarico di materia non gestibile, che quindi dà luogo a incendi dolosi liberatori". Il riferimento è alla Cina che, negli ultimi anni, ha ridotto i rifiuti in plastica trattati nei suoi impianti da paesi europei.
Per la presidente della commissione d'inchiesta più che nuove leggi sono necessari il rispetto ed il controllo sulle attuali, il riferimento è stato in particolare alla "corretta autorizzazione" e al "rispetto della normativa anticendio". La relazione, infine, suggerisce un maggiore "coordinamento informativo tra vigili del fuoco, agenzie ambientali, polizie giudiziarie specializzate e territoriali, anche costruendo una base informativa comune. Serve, infine, "una adeguata programmazione dei controlli allargando lo sguardo agli impianti apparentemente minori ma potenzialmente a rischio".