Le 10 proposte di Legambiente per sviluppare l'economia circolare in Italia
Legambiente, in occasione del convegno La corsa ad ostacoli dell’economia circolare in Italia lancia al Governo e al Parlamento le sue 10 proposte: dall'approvazione dei decreti End of waste a più impianti per il riciclo e il riuso, dalla tariffa obbligatoria all'ecotassa in discarica. E poi appalti più verdi e controlli per combattere la concorrenza sleale e un impegno congiunto per approvare la legge Salvamare.
Quello di cui il Paese in primis ha bisogno, per far decollare l’economia circolare, è una norma efficace sull’End of waste, servono poi più impianti per il riciclo e il riuso dei rifiuti urbani e speciali rendendo autosufficienti le regioni, una tariffa puntuale e obbligatoria per ridurre e prevenire la produzione dei rifiutigrazie ai sistemi di raccolta domiciliare, sul modello di quanto già fatto con legge regionale in Emilia Romagna o Lazio, una nuova ecotassa sui rifiuti in discarica basata sui quantitativi pro capite di secco residuo smaltito. Senza dimenticare di costruire un mercato dei prodotti realizzati con le norme relative al Green Public Procurement (GPP) e l’applicazione obbligatoria dei Criteri ambientali minimi (Cam) nelle gare d’appalto, di rafforzare il sistema dei consorzi obbligatori senza pensare a ulteriori aperture al mercato che hanno sempre fallito in questo settore nel passato. È urgente anche garantire più controlli lungo tutta la filiera dei rifiuti, urbani e speciali, per combattere la concorrenza sleale e i traffici illeciti con l’emanazione dei decreti ministeriali della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente formato da Ispra e dalle Arpa. Una più incisiva azione di controlli a tappeto sul territorio nazionale serve ad esempio anche a contrastare la vendita dei sacchetti fuori legge, garantire il rispetto del bando dei cotton fioc non compostabili, valutare la regolarità delle fideiussioni degli impianti di gestione rifiuti. Tra le altre norme a favore dell’economia circolare che devono vedere al più presto la luce, l’approvazione in tempi rapidi del disegno di legge Salvamare sulla plastica monouso predisposto dal ministro dell’ambiente Sergio Costa unificandone i contenuti con il pdl sul fishing for litter presentato a Montecitorio dalla deputata Rossella Muroni per permettere ai pescatori di fare gli spazzini del mare, e poi far in modo che nei supermercati per l’acquisto dell’ortofrutta si utilizzi sempre meno plastica monouso emanando una circolare del Ministero della Salute per sbloccare l’uso delle retine riutilizzabili.
Investire sull'economia circolare conviene al bilancio dello Stato perché riduce le importazioni di materie prime, all’ambiente e alla salute dei cittadini. Ma per arrivare a questo risultato è però indispensabile rimuovere quegli ostacoli normativi – ad esempio la burocrazia asfissiante, i decreti Eow sulle materie prime seconde che non arrivano mai, il mancato consenso sociale per la realizzazione dei fondamentali impianti di riciclo – che frenano il decollo di questo modello di sviluppo economico, al centro delle direttive europee, e che trasforma i rifiuti da problema a risorsa. È questa la sfida che Legambiente lancia al Governo e al Parlamento e lo fa presentando dieci proposte pratiche che mirano ad abbattere quelle barriere non tecnologiche ancora oggi presenti che stanno rallentando vistosamente la corsa dell’economia circolare. Una nuova economia, più sostenibile e basso impatto ambientale, che proprio in Italia ha trovato un terreno fertile grazie alle tante realtà virtuose presenti sul territorio che, però, lamentano di essere lasciate sole e in forte difficoltà per un quadro legislativo inadeguato e contraddittorio.
Le proposte di Legambiente per rimuovere gli ostacoli e sviluppare l'economia circolare in Italia:
1. Più riciclo con l'End of waste È ormai più che urgente approvare una norma semplice ed efficace sull'End of waste (Eow) per aumentare il riciclo dei rifiuti urbani e speciali e superare la crisi aperta con la sentenza del Consiglio di Stato che ha centralizzato le competenze allo Stato. Il balletto degli emendamenti sull'Eow nel decreto semplificazioni e nella legge di bilancio negli ultimi 2 mesi, con il Parlamento che complicava puntualmente i testi predisposti dal ministero dell'ambiente, ha creato ancora più preoccupazione e frustrazione nel mondo dell'economia circolare italiana. Il riciclo dei rifiuti va semplificato al massimo altrimenti il rischio di dover aumentare i rifiuti di origine domestica o produttiva in discarica, al recupero energetico o all'estero diventa sempre più concreto. È urgente anche che il ministero dell'Ambiente emani una circolare per tutte le Regioni per confermare che la produzione del biometano da digestione anaerobica non ha nulla a che fare con la normativa Eow. Per velocizzare l'iter di definizione e condivisione dei decreti Eow serve costituire una task force al ministero dell'ambiente che si occupi esclusivamente di questo.
2. Rifiuti zero, impianti mille Per archiviare la stagione delle discariche e degli inceneritori serve completare il sistema impiantistico per il riciclo e il riuso dei rifiuti, urbani e speciali, rendendo autosufficiente ogni regione. Serve approvare infine una norma sul dibattito pubblico (come già fatto nel nuovo Codice degli appalti su alcune opere pubbliche) per aumentare il consenso e facilitare la realizzazione degli impianti industriali per l'economia circolare italiana. Ci sono alcune priorità che vanno affrontate con la massima urgenza. Nel Centro Sud Italia è fondamentale realizzare almeno un impianto di compostaggio e di digestione anaerobica con produzione di biometano per ogni provincia (oggi i rifiuti organici differenziati dei Comuni ricicloni del Centro Sud vanno in impianti di riciclo del Nord Italia su gomma, aumentando i costi, l'inquinamento atmosferico, il consumo di gasolio e l'insicurezza delle autostrade). Serve anche autorizzare almeno una discarica per regione per smaltire i rifiuti contenenti amianto, anche alla luce della ripartenza dell'extra bonus per sostituire le onduline in cemento amianto con i pannelli fotovoltaici grazie al decreto incentivi di prossima emanazione.
3. L'apertura al mercato non migliora le performance dei sistemi consortili Nel passato in Italia ci sono stati recepimenti di direttive sui rifiuti piuttosto maldestri che non hanno sortito gli effetti positivi auspicati. Il caso più evidente è stato quello relativo alla direttiva su pile e accumulatori. Il recepimento del pacchetto di direttive sull'economia circolare non dovrà portare allo stesso risultato a proposito dei sistemi consortili. Da tempo si paventa un'ulteriore apertura al mercato di alcune filiere di gestione dei rifiuti per aumentare le performance del sistema. I dati delle precedenti esperienze in questo senso (dalle pile ai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) dimostrano che la concorrenza porta i sistemi consortili a privilegiare i rifiuti più semplici da raccogliere e quindi con costi minori, sfavorendo evidentemente le aree più difficili da raggiungere. L'Italia non deve più ripetere lo stesso errore.
4. Tariffa puntuale obbligatoria per ridurre e prevenire la produzione dei rifiuti Le statistiche sul ciclo dei rifiuti in Italia confermano da tempo che solo con i sistemi di tariffazione puntuale che fanno pagare meno le utenze, domestiche e non, che producono minori quantità di rifiuti. Serve approvare una norma che obblighi i Comuni italiani ad abbandonare il sistema di tariffazione normalizzata passando a quella puntuale basato su sistemi di raccolta domiciliare, sul modello di quanto già fatto con legge regionale in Emilia Romagna o Lazio.
5. Una nuova ecotassa in discarica sui quantitativi pro capite di secco residuo smaltito Per penalizzare economicamente chi smaltisce di più e per premiare i più virtuosi in modo davvero efficace, serve approvare una norma che modifichi il tributo speciale per il conferimento in discarica. Con il collegato ambientale approvato alla fine del 2015 sono previsti sconti progressivi per le amministrazioni locali che superano la soglia minima del 65% di raccolta differenziata ma tutto questo non è più sufficiente. Le Regioni devono essere obbligate a modulare il tributo attraverso premialità in funzione del secco residuo pro capite avviato a smaltimento (come previsto dalla legge sull'economia circolare della Regione Emilia Romagna) con l’obiettivo di ridurre il rifiuto indifferenziato in favore di riciclo, prevenzione e riuso dei materiali.
6. Appalti più verdi Secondo i dati dell’Osservatorio sugli appalti verdi di Legambiente e Fondazione Ecosistemi su un campione di 1048 comuni italiani, solo il 27,5% adotta i Criteri ambientali minimi (Cam) nelle gare d’appalto per la gestione dei rifiuti, il 24,4% nella carta, il 18,5% nell’illuminazione, il 18,4% nelle pulizie e il 15,9% nelle mense. A fronte di regioni virtuose come la Sardegna e il Trentino Alto Adige e Comuni eccellenti (l’unica città capoluogo di provincia ad adottarli sempre per tutte le spese è Bergamo) il 29,4% di quelli campionati non adotta mai i Cam. Serve mettere in campo una task force per controllare e obbligare tutte le stazioni appaltanti al rispetto dell'uso dei Cam nelle gare al fine di promuovere il Green public procurement e creare un mercato interno dei prodotti realizzati dal riciclo dei rifiuti, anche per fronteggiare l’emergenza causata dalla chiusura delle frontiere cinese alle importazioni di rifiuti.
7. Approvare i disegni di legge 'Salvamare' e sul ‘fishing for litter’ Occorre approvare nel prossimo Consiglio dei ministri il disegno di legge “Salvamare” sulla plastica monouso predisposto dal ministro Sergio Costa, unificandone i contenuti con il progetto di legge sul “Fishing for litter” presentato alla Camera dei deputati da Rossella Muroni per permettere ai pescatori di fare gli spazzini del mare. È fondamentale approvare definitivamente le due leggi prima della prossima estate per mantenere la leadership normativa dell’Italia nel contrastare il marine litter che soffoca mari, fiumi e laghi, anticipando l’approvazione della direttiva europea sui prodotti di plastica monouso. Anche alla luce della nostra leadership internazionale sulla raccolta dei rifiuti organici e sul loro compostaggio, l’Italia dovrà ribadire nella sua normativa l’importanza dell’uso delle bioplastiche nello sviluppo dell’economia circolare, contrariamente a quanto scritto nella direttiva europea sulle plastiche monouso la cui approvazione definitiva è prevista a breve.
8. Meno plastica monouso per l’ortofrutta nei supermercati Serve emanare una circolare del ministero della Salute per sbloccare l'uso delle retine riutilizzabili per l'acquisto dell'ortofrutta nei supermercati, così come avviene già in diversi Paesi europei e come già fanno due aziende in Italia (tra queste Ecor NaturaSì). Non ci sono normative igienico-alimentari europee che obbligano l’uso dei sacchetti monouso e che vietano l’uso dei sacchetti riutilizzabili.
9. Più controlli per combattere la concorrenza sleale Serve garantire un sistema efficace di controlli lungo tutta la filiera dei rifiuti, urbani e speciali, per contrastare mercati e traffici illeciti (ad esempio per quanto riguarda gli smaltimenti illegali degli pneumatici fuori uso è fondamentale contrastare la vendita in nero di quelli nuovi). Per combattere la concorrenza sleale va messa in campo un'operazione diffusa di controlli a tappeto sul territorio nazionale ad esempio per contrastare la vendita dei sacchetti fuori legge, garantire il rispetto del bando dei cotton fioc non compostabili, valutare la regolarità delle fideiussioni degli impianti di gestione rifiuti. Per superare il problema cronico del Paese con controlli ambientali a macchia di leopardo, è decisivo che il ministero dell’Ambiente concluda il lavoro iniziato con l’approvazione trasversale in Parlamento della legge 132. Se vogliamo tutelare l’ambiente, la salute dei cittadini, le attività delle imprese rispettose della legge che subiscono la concorrenza sleale da parte di quelle che scaricano sulla collettività i costi ambientali delle loro produzioni, serve rendere capillare, adeguato e omogeneo sul territorio nazionale il sistema dei controlli pubblici sull’ambiente. Serve arrivare subito all’approvazione dei decreti attuativi della legge 132. Un sistema efficace di controlli favorirebbe anche l’aumento della fiducia dei cittadini rispetto alla necessaria costruzione degli impianti per l’economia circolare italiana.
10. Promuovere l’innovazione di prodotto e processo Si deve costruire un sistema premiante per l’innovazione di processo per rendere più convenienti le nuove tecnologie di riciclo di materiali oggi difficilmente riciclabili e per l’innovazione di prodotto per ridurre fortemente la vendita sul mercato di prodotti performanti ma che possono essere avviati solo a recupero energetico o i discarica. Per incentivare ad esempio il riciclo delle plastiche più costose da avviare a recupero di materia è fondamentale prevedere agevolazioni fiscali per aziende e prodotti che utilizzano una quota minima di polimeri riciclati, come da proposta del Tavolo per il riciclo di qualità, istituito da Federazione Gomma-Plastica e di cui fanno parte anche IPPR (Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo), Conai, Corepla, ISPRA, ENEA e Legambiente.
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