Un mondo solo non ci basta
In un mondo sempre più instabile socialmente e politicamente, il nostro deficit ecologico non fa che aumentare costantemente, come documenta il WWF nel suo ultimo rapporto internazionale, il Living Planet Report 2014, conducendo l’umanità pericolosamente ai limiti del suo spazio vitale.
Secondo il rapporto la domanda di risorse naturali dell'umanità è oltre il 50% più grande di ciò che i sistemi naturali sono in grado di rigenerare. Sarebbero necessarie una Terra e mezza per produrre le risorse necessarie per sostenere la nostra attuale Impronta ecologica. Questo superamento globale significa, in pratica, che stiamo tagliando legname più rapidamente di quanto gli alberi riescano a ricrescere, pompiamo acqua dolce più velocemente di quanto le acque sotterranee riforniscano le fonti e rilasciamo CO2 più velocemente di quanto la natura sia in grado di sequestrare.
"L’Overshoot (il “sorpasso”) ecologico è la sfida che definisce il XXI secolo" ha detto Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia. "Quasi tre quarti della popolazione mondiale vive in paesi in serie difficoltà, con un deficit ecologico unito a un basso reddito. La crescita di domanda di risorse naturali chiede che ci concentriamo su come migliorare il benessere umano attraverso meccanismi diversi da quelli mirati alla continua crescita".
Separare il rapporto tra la nostra impronta ecologica e il nostro sviluppo è una priorità globale, come indicato dal rapporto. Mentre l’Impronta ecologica pro capite dei paesi ad alto reddito è in media di cinque volte superiore a quella dei paesi a basso reddito, l’analisi dimostra che è possibile aumentare il tenore di vita utilizzando meno risorse naturali.
I 10 paesi con la più alta impronta ecologica pro capite sono: Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Danimarca, Belgio, Trinidad e Tobago, Singapore, Stati Uniti d'America, Bahrein e Svezia.
E in Europa?
L’indicatore dell’Impronta ecologica, mostra che tutti i 27 dell'Unione europea vivono oltre i livelli di "un pianeta" e fanno inoltre pesantemente affidamento sulle risorse naturali di altri paesi. Se tutti gli abitanti della Terra mantenessero il tenore di vita di un cittadino europeo medio l'umanità avrebbe bisogno di 2,6 pianeti per sostenersi. 2,6 pianeti è anche l’impronta ecologica dell’Italia.
Le emissioni globali di anidride carbonica (CO ₂) - la principale causa del riscaldamento globale - incidono già negativamente sulla biodiversità del pianeta e sulla sua biocapacità, inficiando il benessere umano, con particolare riguardo al cibo e all'acqua. L’impronta di carbonio dell'Europa costituisce quasi il 50% della sua impronta ecologica totale, a causa dell’uso di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale.
Tuttavia le soluzioni sono a portata di mano. Il Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 23 e 24 ottobre vedrà i capi di Stato e di governo decidere sul pacchetto “clima ed energia” dell'UE fino al 2030; mentre a livello globale, la Conferenza delle Parti della Convenzione sui Cambiamenti Climatici ONU che avrà luogo a Lima nel mese di dicembre e quella già ricordata di Parigi nel 2015, costituiranno la sede per chiudere l’accordo globale per contenere gli effetti pericolosi del riscaldamento globale.
di Laura Veneri