Le centrali a biomasse di Russi e Finale Emilia utilizzeranno la legna dei boschi veneti devastati dal ciclone Vaia
In un triennio, circa 500 mila tonnellate di legname vergine proveniente dalle zone colpite l'autunno scorso dalla tempesta che ha raso al suolo 40 mila ettari di foreste secolari, saranno utilizzate per far funzionare i due impianti termoelettrici.
La Regione Emilia Romagna in aiuto alla Regione Veneto in seguito alla terribile tempesta di vento, battezzata ciclone Vaia, che nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018 si è abbattuta sui versanti delle montagne al confine con Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, radendo al suolo oltre 40 mila ettari di foreste secolari.
Una catastrofe ecologica senza precedenti nel nostro Paese che nel marzo scorso ha spinto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a chiedere l’aiuto dell’Emilia-Romagna per facilitare le operazioni di pulizia dei boschi. Obiettivo: accelerare la rimozione degli alberi abbattuti al fine di evitare l’insorgenza di problematiche fitosanitarie e favorire nel più breve tempo possibile il ripristino delle normali condizioni ambientali, compresa la salvaguardia degli habitat degli animali selvatici.
La richiesta di Zaia è stata accolta dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, sentiti i Comuni che hanno condiviso la scelta solidale. E’ previsto il via libera perché le due centrali termoelettriche a biomasse di Russi (Ra) e Finale Emilia (Mo) utilizzino come combustibile il cippato di legno proveniente dalle zone venete colpite. E questo grazie ad una autorizzazione temporanea. Il provvedimento adottato di concerto con Arpae (Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia) è in deroga alle prescrizioni della Valutazione di impatto ambientale che nel concedere il benestare alla realizzazione dei due impianti aveva imposto l’utilizzo esclusivo di materia prima certificata in arrivo da località poste entro il raggio massimo di 70 chilometri di distanza degli impianti.
La deroga concessa, rinnovabile in caso di necessità, avrà una durata di tre anni nel caso dell’impianto di Russi, la centrale più importante in termini di potenza generata. Un impianto che per la produzione di energia elettrica potrà utilizzare il materiale legnoso proveniente dal Veneto fino al 40% del totale annuo, per un quantitativo complessivo nel triennio di circa 350 mila tonnellate. Un volume di oltre tre volte superiore rispetto alle quantità destinate all’impianto nel modenese, di proprietà del Fondo F21 SGR, che è già in funzione.
Non è invece ancora operativo l’impianto di Russi, targato PowerCrop, joint venture paritetica tra lo stesso fondo e il gruppo Maccaferri di Bologna. Attualmente sono in corso le prove di messa a regime dell’impianto, test che dovrebbero concludersi a fine settembre. L’avvio dei primi rifornimenti di legname dal Veneto e l’entrata in funzione sono previsti a novembre.
Tra le condizioni poste dall’assessorato regionale all’Ambiente per dare il via libera all’operazione di solidarietà nei confronti della Regione Veneto, figurano il rispetto da parte delle due centrali dei contratti di fornitura con i produttori locali e la completa tracciabilità della biomassa legnosa vergine conferita. Previsti anche periodici controlli sulle quantità consegnate e sulle modalità di stoccaggio del materiale raccolto.