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Le risorse del Recovery Fund per il settore dei rifiuti e del servizio idrico

Le risorse del Recovery Fund per il settore dei rifiuti e del servizio idrico

Giordano Colarullo e Filippo Brandolini di Utilitalia sottolineano quanto il settore idrico e quello della gestione dei rifiuti possano essere agevolati dai fondi del Recovery Fund per favorire la realizzazione di impianti industriali e l’attuazione di riforme strutturali.

Rifiuti, con gestione industriale performance migliori e tariffe più basse

“Nei territori in cui la gestione dei rifiuti è impostata su logiche industriali i risultati sono migliori e in linea con gli standard europei, dove invece insistono piccole gestioni frammentate le performance sono peggiori e l’allineamento agli obiettivi Ue è ancora lontano”. Lo ha detto Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) intervenendo alla presentazione del Rapporto Rifiuti Urbani di Ispra. L’emergenza Coronavirus, ha spiegato Brandolini, “ha fornito indicazioni importanti sulla necessità di migliorare la dotazione impiantistica del Paese. Il sistema ha tenuto anche grazie a provvedimenti straordinari di deroga, ma deve diventare sempre più resiliente e flessibile per affrontare le situazioni emergenziali”. Di ciò “bisognerà tenere conto nel Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti, che dovrà affrontare il tema delle esigenze impiantistiche e organizzative per raggiungere i target europei”. A proposito degli obiettivi Ue, per Utilitaliaoccorrerà arrivare almeno all’80% di raccolta differenziata per centrare il target europeo del 65% di effettivo riciclo entro il 2035. La strada da percorrere è ancora lunga anche perché ci sono realtà territoriali molto diverse dal punto di vista urbanistico nel Paese e, soprattutto nelle grandi città, è difficile raggiungere percentuali così alte di raccolta differenziata”.

Per Brandolini “serve un’attenzione particolare al tema dell’impiantistica per i rifiuti organici, perché da qui passa un pezzo importante dell’economia circolare. Secondo le nostre stime, per centrare gli obiettivi Ue al 2035 occorre una dotazione impiantistica aggiuntiva pari ad oltre 3 milioni di tonnellate. Auspichiamo che vengano assunte scelte tecnologiche all’avanguardia, ovvero che si realizzino impianti in grado di contribuire anche alla transizione energetica del Paese, producendo dai rifiuti organici energia – in particolare biometano – oltre al compost”. In quest’ottica, ha concluso il vicepresidente di Utilitalia, “contiamo che il Recovery Fund possa fornire un contribuito importante per favorire la realizzazione di impianti industriali in grado di consentire economie di scala, riducendo i costi a carico dei cittadini. Non a caso nel Nord, dove grazie ad un’organizzazione industriale e ad un’adeguata dotazione impiantistica si registrano elevati tassi di raccolta differenziata e di riciclo e un bassissimo smaltimento in discarica, la qualità del servizio offerto ai cittadini è migliore, a fronte di tariffe significativamente più basse rispetto alle regioni centromeridionali in cui ancora troppo rilevante è il ricorso allo smaltimento in discarica".

Manovra, per l’acqua non servono bonus rubinetti ma riforme strutturali

 “Nella legge di bilancio è previsto un credito d’imposta per l’acquisto di sistemi di filtraggio dell’acqua potabile. La misura non solo pare poco razionale, ma finisce anche per dare un segnale sbagliato”. Lo dichiara Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), rimarcando che “la qualità dell’acqua del rubinetto in Italia è tra le migliori d’Europa, grazie a un lungo lavoro che parte con la captazione e prosegue con la potabilizzazione, il trasporto, la distribuzione, la fognatura e la depurazione, per restituirla all’ambiente pronta a rientrare in circolo”.

Il settore idrico, sottolinea Colarullo, “è centrale per la ripartenza economica del Paese e necessita di una serie di importanti interventi che potrebbero essere realizzati anche grazie alle risorse del Recovery fund”. Da questo punto di vista, “più che di interventi come quelli previsti nella legge di bilancio, c’è bisogno di un grande lavoro sulla governance, con l’obiettivo di offrire un servizio omogeneo e standardizzato ai cittadini in tutto il territorio; cosa possibile soltanto con una gestione industriale, efficiente ed efficace. Ci sono aree del Paese in forte ritardo soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono ancora numerose le gestioni comunali ‘in economia’: ciò si traduce in livelli di servizi e di investimenti non adeguati, creando iniquità fra diverse parti dell’Italia. Se la media nazionale di investimenti si attesta intorno ai 40 euro pro capite, il dato scende a 26 euro al Sud e crolla a 5 euro nelle gestioni comunali”.

Per il direttore generale di Utilitalia, “nei territori in cui la riforma di 25 anni fa non è stata ancora portata a compimento, servono interventi che - anche attraverso una cooperazione tra pubblico e privato - consentano di superare le gestioni in economia, di rilanciare gli investimenti e di promuovere la strutturazione di un servizio di stampo industriale. Per fare questo è necessario un intervento dello Stato che garantisca la rapidità e l’efficacia del processo utilizzando, laddove necessario, i poteri sostitutivi già previsti dalla normativa”. In sostanza “serve una strategia a doppio binario che parta dall’individuazione degli interventi prioritari e conduca, attraverso un iniziale coordinamento statale, all’affidamento del servizio idrico integrato a norma di legge”. Da questo punto di vista, conclude Colarullo, “il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un’occasione unica per dare una spinta agli investimenti e superare i limiti decennali derivanti dall’immobilismo di alcune amministrazioni locali”.


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