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Rifiuti Roma, la denuncia di Ama: Lo stop alla raccolta sarebbe colpa della Regione

L'amministratore unico della municipalizzata Stefano Zaghis in una lettera spiega: 'Il sistema è in equilibrio fino al 30 giugno, bisogna aprire le discariche di Colleferro e Roccasecca'.

Rifiuti Roma, la denuncia di Ama: Lo stop alla raccolta sarebbe colpa della Regione

Se a Roma si verificherà il blocco della raccolta dei rifiuti, e quindi l’emergenza sanitaria, la colpa sarà della Regione Lazio. È il ‘j’accuse’ che l’amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis, ha messo nero su bianco in una lettera visionata dall’agenzia di stampa Dire e inviata alla Regione, al Prefetto di Roma, al ministero dell’Ambiente e alla Procura di Roma. In una lettera di sette pagine il numero uno della municipalizzata capitolina dei rifiuti ha messo in fila quelle che dal suo punto di vista sarebbero le responsabilità dell’ente guidato da Nicola Zingaretti nell’ennesima crisi dell’immondizia romana, che ancora una volta vede le strade della Città Eterna disseminata di sacchetti non raccolti.

Dal ritardo nell’aggiornamento del piano regionale dei rifiuti del 2012 (avvenuto la scorsa estate), alla mancata attuazione di ciò che quell’atto (approvato durante la legislatura con Renata Polverini presidente) prevedeva (ad esempio la realizzazione di altri 3 termovalorizzatori oltre a quello di San Vittore), al ritardo nel rilascio delle prescrizioni per adeguare il Tmb di Rocca Cencia (sequestrato e commissariato un anno fa dalla Procura di Roma), la cui manutenzione straordinaria è stata impedita dall’ordinanza del governatore Zingaretti del novembre 2019, passando per la chiusura anticipata della discarica di Colleferro, alla mancata apertura del quinto bacino di quella di Roccasecca e della discarica romana di Monte Carnevale, con le ultime due legate all’inchiesta della Procura che ha portato agli arresti domiciliari anche l’ex direttrice regionale dell’area Rifiuti, Flaminia Tosini.

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È lungo l’elenco messo giù da Zaghis prima di sentenziare così: “Se ci sono delle responsabilità dirette e oggettive in ambito amministrativo per i ritardi accumulati e delle potenziali responsabilità, ancora da appurare in sede penale, queste sono purtroppo ascrivibili alla Regione Lazio; il risultato è che il ciclo dei rifiuti regionali è ad un passo dal collassare“. L’amministratore della partecipata indica una data precisa: “Le soluzioni trovate con Sogliano Ambiente S.p.A. tengono in equilibrio il sistema fino al 30 giugno e non fino al 31 luglio, data da voi fissata come ‘dead line'”. La società menzionata gestisce la discarica di Sogliano sul Rubicone (in Romagna), dove Ama e soprattutto E. Giovi (proprietaria dei due Tmb di Malagrotta) stanno mandando gli scarti del trattamento dei rifiuti indifferenziati raccolti. Nel mirino di Zaghis ci sono anche le due recenti ordinanze di Zingaretti, anticamere del commissariamento di Roma. La prima è stata bocciata dal Tar, la seconda (della scorsa settimana) dà all’amministrazione Raggi e ad Ama due mesi per indicare le aree dentro i confini cittadini dove realizzare la discarica e i Tmb necessari a chiudere il ciclo di gestione: “In questo modo però – scrive Zaghis – si sono aggiunti ulteriori due mesi al già grave ritardo accumulato dal ciclo dei rifiuti regionale e ne serviranno altri due per avere le risposte che avete chiesto, in totale 4 mesi persi”.

Insomma, per Zaghis prima di settembre la Regione non potrebbe avere nulla di ciò che chiede. Come evitare lo sfacelo? “Ama al contempo non può non notare che tenuto conto che le discariche di Civitavecchia e Viterbo hanno rispettivamente circa 30.000 e circa 160.000 metri cubi di capienza residua, quella di Colleferro circa 300.000 metri cubi di capienza residua e il Bacino V della discarica di Roccasecca circa 449.500 metri cubi di capienza autorizzata, al fine di non saturare le prime due discariche citate e utilizzare per meno tempo possibile quella di Colleferro è necessario accelerare l’apertura delle discariche autorizzate per il tempo necessario affinchè l’impianto previsto nel PRGR e denominato ‘Compound’ venga costruito e messo in funzione, contribuendo a migliorare il ciclo dei rifiuti di Roma e del Lazio”.

Tra le “discariche autorizzate” dalla Regione secondo Zaghis c’era anche quella di Monte Carnevale, anche se l’assessore regionale ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani, ha più volte detto che l’iter è stato sospeso a tempo indeterminato e Roma Capitale ha ritirato la delibera di localizzazione: “La Regione Lazio rilasciava il 14 agosto 2020 alla società NGR S.r.l. Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) prot. reg n.719253 relativa al progetto di discarica per rifiuti non pericolosi in località Malnome nel territorio di Roma Capitale per circa 75.000 metri cubi autorizzati”. Un impianto privato che per l’azienda pubblica Ama era cruciale, nonostante la partecipata non abbia inserito la realizzazione di una discarica nel proprio piano industriale pur sapendo fin dal 27 novembre 2019 che Roma si sarebbe dovuta dotare di un impianto simile: “Alla continuità della discarica di Roccasecca avrebbe fatto seguito la prossima apertura della discarica di Roma in località Malnome – scrive ancora Zaghis – su cui Ama ha incentrato il suo Piano Industriale”.

Non solo la riapertura delle discariche di Colleferro e Roccasecca, “per minimizzare i disagi sulla città di Roma causati dalle manutenzioni di alcuni impianti dentro e fuori regione” Zaghis chiede dall’1 al 20 giugno “l’utilizzo dell’impianto di Rocca Cencia per le quantità non utilizzate di trattamento o in trasferenza per il periodo 1 gennaio – 31 maggio 2021 o in alternativa, se non ci fosse l’accordo fra tutte le istituzioni coinvolte, come avvenuto per la giornata del 1 aprile 2021, si chiede la disponibilità di 150 ton/giorno di trattamento in più presso l’impianto di E.Giovi portando il conferimento giornaliero a 1.400 ton/giorno e la disponibilità di 200 ton/giorno in trasferenza presso l’impianto di Ecosystem S.p.A., previo ‘benestare della Regione Lazio’, poiché al momento può trattare nel suo impianto TM di Pomezia le 70 ton./giorno contrattualizzate”.

Insomma, l’amministratore di Ama non accetta il ruolo di agnello sacrificale per la sua azienda e rilancia alla Regione la ‘palla avvelenata’: “In assenza dell’adozione dei provvedimenti di urgenza che la situazione impone, Ama non potrà svolgere con regolarità il servizio di raccolta dei rifiuti nel territorio di Roma Capitale, e dunque verrà a determinarsi, non per responsabilità dell’Azienda, la possibile interruzione di un servizio di pubblica utilità, con l’inevitabile conseguenza che Ama dovrà porre in essere tutte le azioni a propria tutela nelle sedi competenti”. E se nel frattempo la raccolta differenziata a Roma continuerà a diminuire, anche in questo caso le responsabilità andranno “accollate” alla Regione: “Ama aveva raggiunto lo scorso mese di aprile il 47% di raccolta differenziata (RD) e si stava avviando concretamente nel 2021 a raggiungere il 50% di RD. Sfortunatamente, a causa di questa ennesima e inaspettata crisi, con la mancanza di sbocchi certi, il percorso avviato è stato compromesso nel mese di maggio e lo stesso rischia di avvenire nel mese di giugno e nei mesi seguenti, con un aumento dei costi per lo smaltimento dell’indifferenziato e minori ricavi da vendita delle materie prime seconde raccolte e frutto della separazione delle frazioni operata dai cittadini di Roma”. E a proposito di maggiori costi “Ama e i suoi fornitori del servizio di trattamento in questi due mesi hanno dovuto sostenere costi superiori rispetto alle tariffe regionali per circa 910.000 euro al mese”. In questo senso, secondo Zaghis “occorre procedere alla definizione, con opportune determinazioni dirigenziali, delle tariffe provvisorie per singolo impianto (Es. TMB SAF S.p.A., TM Porcarelli Gino e C. Srl, E.Giovi Srl)”.

Fonte: Agenzia Dire, www.dire.it


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