Made in Steel 2023 è sold out ma per il settore dell'acciaio il 2023 sarà un anno complicato
Si annuncia un 2023 complicato per le imprese dell’acciaio: in calo i costi di produzione, ma la domanda resta debole.
Made in Steel chiude le adesioni degli espositori: è tutto esaurito. La decima edizione della Conference & Exhibition internazionale dedicata alla filiera dell’acciaio dal 9 all’11 maggio occuperà oltre 14.500 metri quadrati nei padiglioni 22 e 24 di fieramilano Rho. Un record per la manifestazione, che fa segnare una crescita dell’area espositiva del 45% rispetto al 2021 e del 13% rispetto al precedente primato del 2019.
Lista espositori Made in Steel
Anche gli altri principali indicatori sono in netto miglioramento se confrontati con le passate edizioni. Gli espositori sono in crescita del 28% rispetto al 2021; il 25% arriva dall’estero. Pressoché tutti i maggiori gruppi siderurgici mondiali e nazionali saranno presenti.
«È un risultato importante, che premia la qualità del principale evento organizzato da siderweb – La community dell’acciaio e l’impegno volto al costante miglioramento. Made in Steel 2023 sarà un momento fondamentale per l'acciaio internazionale: tre giorni di business e di conferenze, per ragionare insieme sul futuro del nostro mondo, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo» ha dichiarato Paolo Morandi, amministratore delegato di Made in Steel.
La decima edizione di Made in Steel si terrà in parziale concomitanza con Lamiera (10-13 maggio 2023), la rassegna internazionale promossa da UCIMU-Sistemi per produrre dedicata all’industria delle macchine utensili per la deformazione della lamiera. Una sinergia che intende favorire la circolarità dei visitatori e moltiplicare le occasioni di fare impresa.
LA CONGIUNTURA SIDERURGICA – Il 2023 sarà un anno piuttosto difficile per l’acciaio, stando all’outlook delineato dall’Ufficio Studi siderweb, in un contesto di diminuzione o stagnazione della domanda di acciaio e di prezzi dell’energia e delle materie prime ancora elevati, anche se in un trend di graduale ridimensionamento.
Per quest’anno si prevede un calo di poco più del 10% del prezzo del gas rispetto alla media del 2022, del 14,5% dell’energia elettrica e del 12,4% del carbon coke. Quanto alle materie prime, le diminuzioni dei prezzi sono più contenute (-7,2% il minerale di ferro e –4,7% il rottame), anche perché i prezzi erano già calati nel 2021.
«La contemporanea riduzione dei prezzi delle fonti energetiche e delle materie prime – dichiara Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb - favorirà l’abbassamento dei costi di produzione dell’acciaio di circa il 7% per il forno elettrico e di oltre il 13% per l’altoforno, aprendo lo spazio per un calo dei prezzi di vendita dei prodotti».
Considerando che quest’anno la domanda di acciaio dovrebbe diminuire di circa il 3% secondo lo Short Range Outlook di ottobre della World Steel Association e che i prezzi di vendita caleranno mediamente del 10%, «è plausibile ritenere che il fatturato delle aziende produttrici di acciaio registrerà un calo di circa il 13% nel 2023 rispetto al 2022 – continua Tosini -. Conseguentemente, la redditività della gestione industriale il prossimo anno subirà una diminuzione di oltre un punto percentuale scendendo al 2,5% dal 3,5% di quest’anno, praticamente dimezzandosi rispetto al 5% nel 2021».
In Italia nel 2021 (ultimo dato disponibile, fonte Bilanci d’Acciaio 2022), la filiera dell’acciaio ha generato un fatturato di 79,18 miliardi di euro. L’incidenza dell’utile sul fatturato è passata dallo 0,63% del 2020 al 4,5% del 2021. Il 2022 è stato un anno ancora positivo per le imprese siderurgiche nazionali, nonostante l’incremento esponenziale del costo degli input energetici, le difficoltà di approvvigionamento a causa delle crisi bellica e geopolitica e il rallentamento della domanda e della produzione, in particolare nel secondo semestre.
Tra gennaio e novembre, lo dice Federacciai, l’Italia ha prodotto 20,35 milioni di tonnellate di acciaio, in calo dell’11,2% su base annua.