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L'industria italiana del riciclaggio tra protezionismo e sfide internazionali

L'industria italiana del riciclaggio tra protezionismo e sfide internazionali

È urgente adattare il sistema produttivo industriale europeo per poter utilizzare in modo massiccio i materiali recuperati, anziché le materie prime. Solo in questo modo il mercato ridefinirà autonomamente le dinamiche all’export, oggi scoraggiato da un disequilibrio fra domanda e offerta.

Un convegno organizzato dal Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo, UNIRIMA, ASSORIMAP e ASSOFERMET ha analizzato le sfide che l'industria italiana del riciclo di metalli, plastica e carta sta affrontando nel contesto internazionale. L'evento ha messo in luce come le imprese del settore, pur svolgendo un ruolo fondamentale per l'economia circolare e il raggiungimento degli obiettivi UE, si trovino oggi a fronteggiare crescenti difficoltà.

Al centro del dibattito, le nuove misure protezionistiche che limitano l'esportazione di rifiuti non pericolosi valorizzabili, nonostante questi siano già stati sottoposti a trattamenti all'interno dell'UE. I relatori hanno evidenziato come sia necessaria una strategia di auto-sostenibilità che permetta di sostituire efficacemente le materie prime nei processi industriali con materiali recuperati, attraverso una rimodulazione tecnologica del sistema produttivo europeo.

Le tre associazioni di categoria hanno sottolineato come forzare il mercato attraverso restrizioni all'export rischi di creare scompensi e indebolire un settore in cui l'Italia è leader. La soluzione proposta è lo sviluppo di strumenti che facilitino l'integrazione dei materiali recuperati nei processi industriali interni, lasciando che sia il mercato stesso a ridefinire autonomamente le dinamiche di esportazione.

Le imprese devono far politica e non possono essere escluse dai tavoli decisionali, Ecomondo e questo evento rappresentano un’importante opportunità di dialogo per le associazioni italiane del riciclo”, ha dichiarato Walter Regis, Presidente Assorimap. Regis ha poi evidenziato come le politiche protezionistiche possano ostacolare le imprese: "Nell'ultimo anno abbiamo registrato un crollo del fatturato a causa della contrazione dei prezzi dovuta all'importazione di polimeri dall'estero", ha spiegato. “Il comparto italiano del riciclo delle plastiche è schiacciato tra la crisi industriale del Paese, dai costi dell’energia in media superiori del 30 per cento rispetto al resto d’Europa e la concorrenza sleale dei polimeri vergini asiatici non tracciati né certificati venduti con costi al ribasso sul mercato europeo, nonché l’assenza di politiche strutturali che incentivino un settore fondamentale, anello finale della raccolta differenziata. A questo si aggiunge la carenza di approvvigionamento dei materiali da riciclare che si riversa sui costi di produzione”, spiega Walter Regis, presidente di Assorimap.

Riciclare una tonnellata di plastica può contribuire a risparmi emissivi compresi tra le 1,1 e le 3,5 tonnellate di CO2. Bloccando lo sviluppo del comparto del riciclo, sarà impossibile raggiungere gli obiettivi imposti dalla Ue, sia in termini di decarbonizzazione sia in ottica sostenibilità ambientale. 


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